Il piano del colore degli edifici è uno strumento urbanistico che può venire adottato da un’amministrazione locale con lo scopo di migliorare, di salvaguardare o di tutelare i caratteri dominanti di un paese o di una città per ciò che riguarda le tonalità cromatiche. Nel documento del piano del colore sono riportate tutte le indicazioni che riguardano l’impiego delle tinte da usare sui manufatti edilizi.
Le amministrazioni locali a partire dagli anni ’80 hanno deciso di intervenire attivamente per assicurare la riqualificazione o il mantenimento delle città sul piano dell’immagine e del decoro.
La cultura architettonica attualmente ha a che fare, più che con il problema dell’espansione dell’edificazione, con la gestione e l’amministrazione del patrimonio edilizio esistente, in molti casi, ha bisogno di essere risanato, recuperato, riqualificato.
L’attenzione nei confronti degli elementi che contraddistinguono e che rendono riconoscibile l’ambiente cittadino è senza dubbio importante, ma presuppone una trasformazione profonda degli strumenti normativi, progettuali e metodologici su cui si può contare. A proposito delle tonalità cromatiche, per esempio, in molti contesti la qualità ambientale subisce un pesante degrado per colpa della casualità nell’impiego del colore.
Il piano del colore degli edifici nasce e si sviluppa come un mezzo per interpretare il tessuto urbano e rileggere l’esperienza locale andando a riscoprire il fascino degli elementi di facciata.
La necessità di uno strumento di questo genere risulta evidente se si pensa che oggi le città appaiono, dal punto di vista urbanistico, come un insieme di uffici, di abitazioni, di strutture, di stazioni, di infrastrutture, di luoghi di svago e di luoghi di culto che, stratificatosi anno dopo anno, caratterizza le periferie e i centri storici.
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